Evasio Muraro
Non Rientro
(Fragile Dischi, 2023)
File Under: “ombrato come la sera…”
“Evasivi torpori, consapevoli errori,
incontri sfuggenti ritornano”. È un verso di uno dei brani più “pop” e se
vogliamo “modernista” del nuovo album di Evasio Muraro, si chiama Lei
Lei, e racchiude in poche righe un po’ tutta la poetica del nuovo album Non
Rientro. E anche il brano, breve e immediato, racconta di un “rientro”
all’insegna di un nuovo stile per Muraro, che, sebbene annoveri nel suo passato
la militanza in band con il rock americano da strada nel cuore, come i Settore
Out (rivitalizzati nel frattempo con il comeback-record fANTASMI del 2020) e i
Groovers, già nei suoi album solisti come Canzoni Per Uomini di Latta nel 2009
e O Tutto o l’Amore (2010) si era dimostrato autore in perfetto bilico tra
tradizione cantautoriale alla Ivan della Mea, e amore per la melodia nostrana.
E se Scontro Tempo nel 2013 cercava di affermarsi anche in un mercato di
appassionati grazie alla produzione di Chris Eckman dei Walkabouts, Non
Rientro gioca la carta di cercare di evitare qualsiasi catalogazione, perché
qui brani da pure cantautore chitarra-voce come Tenera convivono con
produzioni decisamente più radiofoniche del suo solito come la bella Stupido
Film o l’ancora più elaborata Stazioni. Magari a qualcuno non
piaceranno tutte le soluzioni scelte, anche se in Solo, ad esempio, mi pare
che trovi una perfetta simbiosi tra suoni più elettronici e il suo songwriting
(anche grazie alla voce di Nagaila Calori), ma è innegabile che i brani
e testi di Evasio, come il primo qui citato sempre votati a elaborare i
rimpianti di una vita solitaria, si sposano bene anche con questa nuova veste
pensata col fido collaboratore Fidel Fogaroli. Sembra sempre sospesa un metro
sopra la realtà la poesia di Evasio, parla di amori, ma paiono sempre una qualcosa
di irrealistico, appartenente unicamente al suo mondo interiore, il che lo
rende autore davvero personale e difficile da catalogare (vengono sempre in
mente Ivan Graziani o Alberto Fortis e altri eroi dello stralunato rock
italiano di fine anni Settanta, ma alla fine nessun paragone potrà mai calzare perfettamente
con lui). Anche perché, ad esempio, Muraro non ha la passione del racconto di
provincia di un Graziani, i suoi testi sono ermetiche mitragliate di
sensazioni, così come non gioca la carta della tagliente ironia di un Fortis. “Giurami
almeno tu che sei reale” canta infatti in Mi Fermo Qui (Rosespine),
quasi a rendersi conto che le figure femminili che popolano i suoi testi sono idealizzazioni
di una vita vissuta nei sogni notturni raccontati in Tenera (“Spensierato
l'attimo, dolce l'attesa”). È un poetico disincanto che dura tutto il disco
fino all’ultimo verso di Una cosa venuta dal mare, dove immerso in un
muro di distorsioni canta “Se tu sapessi vivere adesso, falliresti lo stesso come
gli uomini”.
Nicola Gervasini
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