Light & Scars
LITOW (Love Is The Only Way)
(Cr/nale / Strade Blue Factory, 2023)
File Under: all you need is love
Per chi fin dagli anni 90 bazzica la scena “roots” nostrana, il nome di Sergio
Marazzi non è certo nuovo. Noi ce ne eravamo occupati già nel 2011 in
occasione del suo primo album solista, This Man, ma anni prima era diventato
noto nella scena con la band dei Bluebonnets (un disco al loro attivo, No Man’s
Land del 1999), con all’attivo più di dieci anni di attività in cui condivisero
il palco con parecchi grandi artisti americani, e curiosamente fecero anche da
backing-band all’avventura musicale del calciatore americano Alexi Lalas (a
Padova se lo ricordano bene, ma anche la caviglia di qualche attaccante
nostrano probabilmente). Tenendo fede ad una curiosa cadenza dodecennale per
ogni suo album, Marazzi torna cambiando ancora una volta ragione sociale e
adottando un nickname quasi da indie-folker d’altri tempi, Light & Scars.
L’idea è quello di non limitarsi solo alla audience nostrana per questo genere
e guardare più all’Europa, con un album sempre anglofono in cui Marazzi torna a
proporre le sue pigre indolenti ballate con una ben più consapevole maturità.
La scelta di mettersi nelle ormai consolidate mani di Don Antonio -
alias Antonio Gramentieri - era forse perfin quasi scontata, visto che si
tratta di uno dei pochi artisti e produttori in grado di spogliare questo tipo
di prodotti da quella patina di improvvisazione da home-made-record che
troviamo spesso nella scena italiana (ma ormai non solo italiana direi). Don
Antonio ha il pregio di avere una buona personalità, ma non troppo invasiva
quando si tratta di produrre dischi di altri, anche se in questo LITOW
(acronimo di Love Is The Only Way) porta in dote, oltre ad alcuni rodati
musicisti come Nicola Peruch e Piero Perelli, anche la partecipazione straordinaria
dell’amico Alejando Escovedo, che presta la voce in Dreamer. Per
il resto Light & Scars è il soprannome giusto anche per raccontare una
serie di canzoni dove le ferite, che i rapporti amorosi inevitabilmente ci
lasciano, sono curate con una visione tutt’altro che pessimista (significativamente
il brano di apertura si chiama Hope e quello di chiusura A New Day’s
Gonna Come) sull’’opportunità di insistere a mettere i rapporti con gli
altri in cima alle nostre priorità di vita (Next To You). L’amore è
dunque l’unica via per sfuggire all’orrore del presente (Sad Times),
anche se fa male e lascia i segni (Tragic Spell). Marazzi non cerca
troppo la varietà quanto la sostanza in quello che non è un vero concept-album,
ma idealmente è come se lo fosse, forse il punto di partenza di una nuova
carriera che speriamo non debba attendere davvero altri 12 anni per conoscere
un nuovo capitolo. Almeno per sapere se poi quel suo nuovo giorno è davvero arrivato
nel frattempo.
Nicola Gervasini
Nessun commento:
Posta un commento