domenica 18 febbraio 2024

SAY ZUZU

 

Say Zuzu

Every Mile

(2002/2023 Strolling Bones)

File Under : Say it again

Se in Italia dite Say Zuzu è probabile che vi prendano per qualcuno che straparla, e la cosa potrebbe non essere diversa  se vi trovate  in un gruppo di musicofili e assidui lettori di riviste musicali che ricordano i gloriosi anni 90 nominando REM, Sonic Youth o Black Crowes. Ma se tra di loro c’è un vecchio abbonato alla rivista L’ultimo Buscadero state certi che gli occhi gli si illumineranno, e la citazione al mensile diretto da Paolo Carù in questo caso suona doverosa, perché gli stessi Say Zuzu non hanno mai mancato di ringraziarlo per l’insolito e forse insperato supporto che la rivista diede alla band. Il gruppo veniva dal New Hampshire e si era formato nel 1992 in piena passione per il revival country-rock risvegliato dagli Uncle Tupelo, loro più evidente punto di riferimento stilistico, ma per imperscrutabili scherzi del destino i loro album in studio pubblicati tra il 1994 e il 2002 in patria sono passati praticamente inosservati, vendendo quanto basta per sopravvivere quasi solo in Europa, e in particolare, appunto, nelle nostre lande, solitamente inospitali per il genere. Una ingiustizia palese, perché per quanto le loro produzioni fossero grezze e casalinghe rispetto agli standard dell’epoca, vivevano in un’era in cui lo stile suscitava l’interesse delle major, con band meno talentuose come Sister Hazel o Matchbox Twenty che arrivavano a grandi vendite, e ancora oggi non si trova un rapporto logico tra le poche copie distribuite dei loro dischi più interessanti  come Take These Turns, e le oltre dieci milioni di copie vendute dal pur valido Cracked Rear View degli Hootie & The Blowfish nel 1994, band che in fondo si muoveva  negli stessi ambiti verso lo stesso ipotetico pubblico. Paradossalmente qualcosa è cambiato in questo 2023, perché a sorpresa Jon Nolan e Cliff Murphy hanno rimesso insieme la band con un comeback record (No Time To Lose) che, se vi fate un giro nei siti specializzati americani, scoprirete quanto abbia risvegliato qualche appassionato in più, che si è accorto di loro e di quanto forse sarebbe bene recuperarli. In questo scenario  esce questa riedizione di Every Mile, ultimo capitolo della band del 2002 mestamente passato sotto silenzio, indirizzata soprattutto ai nuovi cultori del vinile, e chissà se davvero a nuovi fans, e che aggiunge ai dodici pezzi originali un inedito uscito dalle stesse session (la discreta The Boxing Song), più due demo acustiche dei due pezzi forti del disco, e cioè Doldrums e Good Girl. Non tantissimo se già possedete il cd originale, ma visto che sarete in pochi a potervene fare vanto, è abbastanza per recuperare un disco ancora oggi validissimo che finiva esattamente là dove sono ripartiti con il recente capitolo, e anche se non aveva nel suo menu i pezzi più amati e rodati nei live della band , era comunque una nuova testimonianza di vitalità di un gruppo che pur non cambiando mai troppo la propria formula musicale, ha sempre trovato nuove interessanti storie da raccontare nel songrwriting di Nolan e Murphy, sicuramente più di qualità di quanto ci si possa aspettare da produzioni così indipendenti. Insomma, non riuniranno mai le oceaniche folle che accorrono ad un concerto della Dave Matthews Band o dei Phish, ma un posticino seppur piccolo nella storia della musica americana di quegli anni fecondi, a fatica, se lo possono riconquistare anche loro.

 

Nicola Gervasini

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