lunedì 15 settembre 2008

DAVID BROMBERG - Try Me One More Time


09/03/2007

Rootshighway


VOTO: 7,5

Dei tanti ritiri a vita privata visti nel corso della storia del rock, quello di David Bromberg è sicuramente uno dei più bizzarri, decisamente in linea con la poca convenzionalità del personaggio. Dismessa nel 1980 una delle più spettacolari e divertenti band degli anni '70 (obbligatorio avere in casa per lo meno Wanted Dead Or Alive e How Late'll Ya Play'Till, ma qualsiasi album peschiate non ne sarete delusi), Bromberg si è diplomato nel 1984 in "Arte della costruzione dei violini" e da allora vive riparando strumenti musicali. La sua carriera di musicista è continuata con sporadiche apparizioni, qualche ingaggio da session man, qualche rara produzione, e un paio di album tra il 1986 e il 1989, discreti anche se un po' di routine. Try Me One More Time in un certo senso non esce a sorpresa: già nel 2003 David aveva riunito la band per una serie di concerti e il fatto che sia un disco completamente acustico e suonato dal solo Bromberg potrebbe essere un po' una delusione per chi si aspettava un come-back a tutti gli effetti. Ma Bromberg è fatto così, fin dai suoi esordi non è mai apparso interessato alle luci della ribalta; era uno studioso della tradizione americana al pari di Ry Cooder, ma la sua vena ironica, quasi comica, ha fatto sì che forse non sia stato mai preso troppo sul serio dal grande pubblico, e di certo lui non si è mai dannato l'anima per seguirne i gusti. Avrebbe potuto campare facendo colonne sonore come gli amici Ry e Randy Newman, ma questo cd dimostra che nella sua mente c'è sempre e solo questa musica. L'album si sviluppa attraverso 15 traditionals americani più o meno noti, a cui si aggiunge la title-track, unico brano autografo della raccolta. Eppure, nonostante sia un disco sulla carta avaro di sorprese, Try Me One More Time è un opera di grandissimo valore, sia per le esecuzioni (Bromberg è un chitarrista di ottimo livello oltre che un brillante interprete, nonostante le limitate doti vocali), sia per la scelta del materiale. Alcuni brani sono arcinoti , come la Kind Hearted Woman di Robert Johnson o la Trying To Get Home del Reverendo Gary Davis, fino all'unico pezzo non strettamente "traditional" della raccolta, una stupenda versione di It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry di Dylan (che per ora è solo un classico, ma prima o poi diventerà un "traditional"…). Altri invece sono l'ennesimo buon risultato delle sue continue ricerche negli archivi storici americani, tra mountain songs, blues, canzoni dei mormoni, tutto materiale che potrebbe mancare nei nostri archivi. Fate pure uno spazio nella vostra collezione di cd, magari tra Blue Country Heart di Jorma Kaukonen e quelli del duo Grisman-Garcia (se non li avete siete pregati di contattare il vostro rivenditore di fiducia con una certa urgenza…). Pur non spostando di una virgola la storia della musica del genere, quel posto David se lo merita ampiamente.(Nicola Gervasini)

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