05/05/2008
Rootshighway
VOTO: 7,5
Non serve alcun bollino o marchio d.o.c.., a volte come garanzia basta anche il semplice simbolo di una label. La Saddle Creek è una etichetta di Omaha, Nebraska, la stessa che in questi anni ha sostenuto la carriera di Conor Oberst (alias Bright Eyes, che ne è proprietario con il fratello), e più recentemente scoperto la bella favola folk dei Two Gallants. Proprio i Bright Eyes da qualche anno si facevano spesso accompagnare in tour dai Neva Dinova, una band con un nome che sa di Europa dell'est, rubato alla nonna del leader Jake Bellows, artista che ha avuto un peso non indifferente nella buona riuscita di Cassadaga. Il quintetto è completato da Heath Koontz (basso, tastiere, e fondatore della band fin dalla metà degli anni 90), Mike Kratky e Tim Haes (chitarre) e Roger Lewis, batterista part-time in comproprietà con i The Good Life, altra band di casa Saddle Creek. You May Already Be Dreaming è il loro terzo album, e giusto per confondere le idee, inizia là dove non andrà più a parare, con uno stranito e scarno folk obliquo come Love From Below ed una splendida country-dark-ballad come Will The Ladies Send You Flowers, acque chete e intorbidite che verranno presto smosse da quello che segue. Clouds infatti alza il volume e fa sentire bene le tre elettriche della band, Supercomputer cerca la roots-music moderna dei Blanche, il trittico centrale Tryptophan, Squirrels e She's a Ghost li riavvicina agli amici Bright Eyes con i toni lievi e melodici delle miglior folksongs sperimentali. La sequenza delle canzoni sembra fatta apposta per salire di tono gradualmente, se è vero che improvvisamente Someone's Trippin' alza il tasso di acidità delle chitarre e What You Want scaraventa l'album nell'elettricità sporca alla Buffalo Tom vecchia maniera, per riportare poi tutto alla normalità con il triste bozzetto di Funeral Home e le "cassadaghianissime" It's Hard To Love You e No One Loves Me. Tutti piccoli gioiellini che raggiungono a stento i 3 minuti di durata, e anche qui i Neva Dinova giocano non poco con la tracklist, relegando al finale i due brani più lunghi e complessi, una Apocalypse che inizia involuta per prorompere in una onirica coda strumentale, e una A Man and His Dream che chiude il disco con un bell'arpeggio introspettivo. Quello che piace subito di You May Already Be Dreaming è il suo non accontentarsi mai di seguire solo quella vena folkie e intimista che sta sovrastando gran parte delle produzioni indipendenti di questi anni, ma di avere il coraggio di proporre variazioni, vuoi un riff energico, vuoi un esercizio di stile fuori tema, tutto quanto necessario insomma per rendere questi 42 minuti sempre sorprendenti. Resta ancora forse una certa sudditanza di Bellows nei confronti del pigmalione Conor Oberst, dipendenza che ne fa ancora uno "che suona come" e non un capostipite, ma intanto quel che conta è che al terzo album i Neva Dinova colgono il loro primo centro importante, per avere prove di ulteriore personalità possiamo ancora dargli tempo.(Nicola Gervasini)
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