martedì 16 settembre 2008

CASS Mc COMBS - Dropping The Writ


09/05/2008
Rootshighway


VOTO: 5,5


Il nome di Cass McCombs era già apparso su queste pagine in uno "shortcut" del 2003, dove presentavamo il suo ep di esordio (Not The Way) con più curiosità che entusiasmo. Da allora abbiamo perso di vista questo giovane cantautore di Baltimore, autore nel frattempo di due album usciti senza troppi clamori (A del 2004 e PREfection del 2005), grazie ai quali il ragazzo si è solo confuso nella folla dei nuovi involuti folk-singers della scena indipendente. Ma con Dropping The Writ Cass approda ad una nuova etichetta discografica e "rimette il mandato" da indie-folksinger per diventare qualcos'altro. Sì, ma cosa?. Proviamo a ragionare: McCombs è alla ricerca di uno spazio suo e decide di volgere la sua musica là dove la massa è meno spessa, verso un progressive-folk con punte brit-pop e spruzzi di follia formale mista a rispettosa canonicità. Non si è capito molto, vero? Riproviamoci: provate ad immaginare cosa succederebbe in uno studio di registrazione se i Lambchop decidessero di svoltare verso il british-sound fondendosi con i James era-Laid, ma forse preoccupati di non essere più abbastanza "roots-oriented", decidessero a metà strada per una soluzione in bilico tra chitarre americane, tentazioni folk e vocalizzi da vintage-new-wave-pre-dark-era. Non ci siamo ancora eh?. Proviamo descrivendovi le singole canzoni allora: McCombs prova a stupirci fin dall'inizio con i 4 minuti di ipnosi arabeggiante di Painkiller, tenta di ammansirci con il suadente pop di That's That, ci annega negli impasti vocali di Petrified Forest, fa prove di diverse tonalità (ha una gamma di falsetti da far invidia ad una corale da oratorio) per fare di Morning Shadows una perfetta soft-pop-acid-folk-song. Chiaro no?....No? E se vi parlassimo di quando Cass tenta la via della brit-music d'altri tempi in Crick In My Neck, probabilmente un (bel) brano rubato dal taschino a Morrissey mentre questi gli firmava un autografo, o quando in Full Moon Or Infinity gioca al "quiet is the new loud" un po' in ritardo sui tempi? Non avete ancora afferrato di quale sound stiamo parlando? Allora cominciamo a sudare freddo, perché la melodia un po' pastosa di Windfall la inquadriamo anche, ma i 6 minuti finali di Wheel Of Fortune/Healing mettono insieme talmente tante idee e influenze che ci gira ancora la testa solo a pensarci. Un disastro vi state chiedendo? Macchè, il bello di questo pastrocchio è che è pure fatto bene, curato nei suoni (quanti artisti pagherebbero per acustiche così cristalline senza risultar fredde?) e definito nei particolari. Ma sapete qual'è la cosa ancor più buffa? E' che il brano che rimane di più impresso è Pregnant Pause, una semplice, canonica e scontatissima ballata acustica, come a dire che a volte invece che molte idee (ma ben confuse), ne basterebbe una sola (ma ben definita) per raggiungere lo scopo.(Nicola Gervasini)

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