martedì 16 settembre 2008

SERA CAHOONE - Only As The Day Is Long


30/04/2008

Rootshighway


VOTO: 6,5




Dici Sub Pop e pensi a Seattle, al grunge e all'ultima etichetta che ha continuato a ragionare a 45 giri, finché ha potuto. Di certo non pensi ad una artista come Sera Cahoone, "il link tra Buck Owens e Cat Power" leggiamo in rete un po' ovunque, e se la seconda viene effettivamente subito in mente di default per la voce e per l'incedere pigro e svogliato dell'eloquio, il primo pare un nome tranquillamente intercambiabile, preso a caso nel gotha del country per far capire che stiamo parlando di una cantautrice di pura roots-music, e non di chissà quali stramberie indie-pop. Ce l'eravamo perso il suo delizioso disco di esordio indipendente del 2006, primo timido passo di questa artista trentatreenne che abbiamo incrociato in precedenza quando era la batterista dei Band Of Horses (nel loro album Everything All The Time), e ancora prima quando militava nei Carissa's Wierd, tutte band della Seattle post-Cobain-mortem. Non ci perdiamo dunque questo Only As The Day Is Long, secondo capitolo accasatosi nella storica etichetta cittadina anche grazie alle insistenze di Sam Beam (Iron&Wine), in questo momento artista di punta del marchio. Dieci canzoni, 38 minuti per un prodotto che non lascia scampo, o lo gettate fuori dalla finestra catalogandolo alla voce "sonniferi per nottate agitate", o lo fate diventare il nuovo oggettino di culto nella prossima gara tra amici a chi azzecca la "next big thing" dell'anno. Indubbiamente Only As The Day Is Long rivela una buona autrice e un'ottima musicista, regala arrangiamenti anche molto ricercati, tra tappeti di chitarre, mandolini e sezioni d'archi molto suggestivi (Baker Lake utilizza ogni trucco possibile in questo senso), ma anche un pugno di canzoni che si fanno anche un po' attendere come presa, vuoi perché l'album si apre con un episodio poco significativo come Might As Well prima di colpire con i pezzi forti, vuoi perché Sera sussurra, miagola, lascia intendere senza mai dire chiaramente. Un nascondere sempre tutto dietro quel "dico e non dico" stilistico che fa tanto produzione "oltre", di quelle che fanno sembrare geniali anche le cose più semplici. Ancora presto per dire con certezza se Sera ci fa o ci è, anche perché in fin dai conti dietro la patina di malinconia molto "alla moda" si celano pur sempre delle normalissime country-songs, sostenute (Happy When I'm Gone), strascicate (You're Not Broken), abbozzate (Tryin'), già sentite da altri, ricordando Cat Power (Shitty Hotel), i Cowboys Junkies (la bella ballatona Runnin' Your Way che fa tanto A Horse In The Country), o seguendo i toni un po' più gotici alla Laura Veirs con il lugubre violino della notevolissima The Colder In The Air. Le shopping-girls moderne lo sanno bene, a frequentare tutte la stessa via di negozi del centro si finisce per essere vestite tutte uguali, con le stesse griffe e con i colori "che vanno quest'anno" (si dice così…?). Per capire chi è veramente Sera Cahoone attendiamo un abito fatto su misura.(Nicola Gervasini)

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