2008
Rootshighway
VOTO: 6
Probabile vincitore del premio per l'artista meno prolifico della storia, Allan Thomas pubblica con Making Up For Lost Time il suo quarto album a distanza di ben 37 anni dall'esordio, un album 1971 intitolato A Picture che rappresenta un dimenticato e misconosciuto prodotto della West Coast. Seguirono a distanza The Island (1989) e Coconut Culture (1997), titoli che già da soli chiariscono una affinità di temi e intenzioni con l'opera di Jimmy Buffett. Anche questo nuovo sforzo dichiara fin da subito la propria appartenenza stilistica aprendo con Ray Of Hope, duetto con Graham Nash che fa davvero venire nostalgia per la California di un tempo. Voce pulita, utilizzo quasi continuo di toni tenui e del falsetto, suoni gentili con un già sentito mix di folk e soluzioni jazzy che crea in alcuni brani come Laid Eyes On You o la title-track i momenti più interessanti del disco. Making Up For Lost Time è infatti un prodotto formalmente impeccabile, suonato da musicisti di valore (tra tutti spicca il pianista Michael Ruff, un gigante delle session jazz newyorkesi, già sentito al servizio di artisti di vario genere tra cui Rickie Lee Jones, Chaka Khan e James Cotton). Il problema è che Thomas in dieci brani non riesce a dimostrare di poter andare oltre la perfetta riproposta di uno stile che è vecchio quanto il suo disco d'esordio, oppure anche riconducibile al James Taylor più easy-listening della seconda metà degli anni settanta. La perizia tecnica dei musicisti infatti qui sovrasta di gran lunga un songwriting che non lascia tracce particolari, dimostrando come Thomas rimanga un personaggio che può popolare con gran merito i club della West Coast ma che in quasi quarant'anni di onorata carriera non è mai riuscito a fare il gran salto da artista di serie A.(Nicola Gervasini)
Nessun commento:
Posta un commento