mercoledì 17 settembre 2008

NATHALIE NAHAI - Fortune Teller


14/07/2008
Rootshighway


VOTO: 7



Il Central Saint Martins College of Art and Design di Londra non è esattamente il posto più adatto dove una giovane folksinger ante-litteram possa farsi notare, ed è forse per questo che una meritevole studentessa come Nathalie Nahai nel 2006 dovette volare oltreoceano per registrare il suo primo disco. Pur muovendosi attraverso canali rigorosamente indipendenti, Nathalie riuscì pure a farselo produrre da un rodato artigiano come Don McCollister (Indigo Girls, Shawn Mullins), uno che contava parecchio nel crepuscolo del grande business discografico degli anni 90. Da allora Nathalie continua imperterrita a mantenersi i suoi studi suonando ogni settimana nei locali di Soho, ma questo suo secondo sforzo intitolato Fortune Teller comincia ad essere davvero qualcosa di più di una passione/capriccio di una londinese innamorata del folk americano. Lei appartiene di diritto alla grande famiglia delle cantautrici "gentili" alla Suzanne Vega (ma i paragoni più in voga arrivano fino a Joan Baez, anche a causa del suo modo di cantare molto enfatico), con tutti gli elementi tipici del caso: voce pulita, elettriche quasi completamente bandite, e un gusto estetizzante evidente fin dalla copertina e dal patinatissimo video del brano Overboard, che la vede eterea e vestita di bianco aggirarsi per un parco tra cigni e ninfee in fiore. La bella cover plastificata del disco richiama i simboli del mondo e dell'amore nei tarocchi, frutto di una confessata passione della ragazza per i vaticini delle carte. A parte queste note di colore che ci servono a inquadrare il personaggio, Fortune Teller ci offre belle e dolci canzoni, confezionate ancora una volta negli states con l'aiuto del giovane Ryan Pitchford, produttore improvvisato, ma soprattutto ottimo suonatore di una pedal steel che dona un tocco country-oriented a dieci brani che country proprio non sono. Anzi, la partenza di Polly Ride On e Blood And Cyanide macina folk da Greenwich Village con grande maestria, e dopo aver azzeccato anche la sua melodia più coinvolgente con Overboard, Nathalie dà sfogo a tutta la sua naiveté, prima infarcendo Queen And Country con lo stesso tappeto di mellotron di Starway To Heaven dei Led Zeppelin, poi dando sfogo a tutta la sua verve tragica interpretando La Boheme di Charles Aznavour, delizioso coup de théâtre con un pensiero per nulla celato a Edith Piaf. Ritornato sulla terra con la tenue Winter, Fortune Teller scivola fino alla fine tra recuperi di melodrammi brit-folk (Where The Children Play), alcuni episodi che necessitavano qualche arrangiamento più caratterizzante (Only There) e qualche altro che invece centra in pieno il bersaglio (Sly Girl). Nathalie si diverte a suonare violini, banjo, wurlitzer e chitarre di tutti i tipi, il resto lo fa la sua personalissima enfasi vocale. Tutti invitati a piazzare scommesse sul suo futuro dunque, astenersi solo estremisti del rock and roll rozzo e sozzo.(Nicola Gervasini)

1 commento:

Nicola Gervasini ha detto...
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