2008
Rootshighway
VOTO: 5,5
Provo sempre un certo imbarazzo quando mi trovo per le mani un cd come The Hill, terzo sforzo del cantautore canadese Mike Stocksdale. Mi ritrovo in quella situazione in cui tutto quello che sento nel corso di queste undici canzoni soddisfa il mio gusto estetico: ci sono delle belle chitarre acustiche, calde fisarmoniche, una voce suadente da cantautore intimista e ritornelli accattivanti con controcanti melodici che davvero non disturbano la quiete dei miei padiglioni auricolari. Tutto molto carino, delizioso, godibile…ma ora arriva il momento di imbarazzo: dopo più ascolti il vostro prode recensore non è riuscito a memorizzare una, dico una sola canzone, di questo disco. Per capire il perchè potrei citare l'esempio noto del folk-pop di Jack Johnson, ma Stocksdale sembra essere davvero meno scaltro e calcolatore, più interessato a sviluppare piccole storielle del quotidiano e non a regalare tre minuti di puro intrattenimento per gli automobilisti in colonna nel traffico come il più fortunato collega. Il paragone più vicino e autorevole potrebbe essere quello di John Gorka, quel mix di country, folk, un po' di Paul Simon qui e un po' di Neil Young là, che solo artisti di un certo spessore possono maneggiare con arte senza annoiare. L'iniziale Not That Hard To Say Goddbye rimane la cosa più memorabile, e anche Can't Stand to Hear This From You si fa notare per il particolare pathos dell'interpretazione. Mi dispiace in fondo, perché poi prese singolarmente queste canzoni non fanno davvero male a nessuno, a volte esagerano con la melassa (Love, Love è francamente insopportabile), ma altre volte mostrano un artista con un certo talento. Aggiungete la produzione casalinga, il clima da serata "quattro amici, una chitarra e uno spinello" delle foto del booklet e capirete perché The Hill non ha fatto breccia nei nostri cuori: semplicemente perchè deve mettersi in coda a cento altri dischi simili e forse migliori. (Nicola Gervasini)
Nessun commento:
Posta un commento