lunedì 15 settembre 2008

JOAN ARMATRADING - Into The Blues


28/05/2007
Rootshighway

VOTO: 7


Avvertenza: questo non è un album di blues suonato da Joan Armatrading ma un album di Joan Armatrading ispirato dal blues: la differenza è abissale e vedremo perchè. Modalità d'uso: il disco va ascoltato attentamente, non soffermatevi sulla singola canzone e soprattutto non date mai nulla per scontato. La storia vuole che la Armatrading, da tempo esiliata dal mondo della canzone che conta, abbia passato anni a comprare chitarre e a studiare i fondamentali del genere ascoltando i classici. Il risultato è un grezzo e sporchissimo mix tra blues e soul, funky, folk, pop, adult oriented rock, canzone d'autore……insomma tutto quello che è passato nei suoi dischi, anni ottanta compresi, ricompare qui ricomposto in un mosaico inebriante quanto disorientante. Si prenda ad esempio Lisa, che parte come un perfetto clone di Mannish Boy di Muddy Waters per trasformarsi nel ritornello in una sorta di rap. Si prenda poi l'incredibile D.N.A: inizia con una tastiera quasi tecno e sembra una canzonetta da radio FM qualsiasi, ma quando già la si sta per archiviare come un brano da scartare, ecco che nel ritornello si inserisce una chitarra alla Robert Cray e un bellissimo falsetto bluesy; e non è finita qui, la canzone nel finale fa tempo a cambiare ancora: parte una batteria pesantissima e il riff di chitarra si fa duro, degno di un gruppo di heavy-blues dei primi anni settanta tipo Mountain o Cactus. O ancora si prenda Baby Blue Eyes, una meravigliosa folk-ballad acustica lacerata da una armonica impastata di fango del Delta, oppure Deep Down, quattro travolgenti minuti di puro funky fine a se stesso (il testo ripete solo il titolo…), si ascolti There Ain't A Girl Alive, dove tira fuori dal cilindro una chitarra da garage rock anni 60, oppure Secular Songs, in cui strizza l'occhio all' R&B moderno, per non parlare dell'iniziale A Woman In Love, che è una semplice ma godibile pop-song. Sono esempi per far capire come Joan, lavorando praticamente da sola (produce, suona tutti gli strumenti a parte la batteria, scrive tutti i brani…), ha dato libero sfogo a tutto quanto è passato nelle sue vene in più di trent'anni di carriera. Ha impacchettato il suo mondo, si è recata dal diavolo al fatidico "crossroad" e ha barattato il tutto con quel tocco da vera chitarrista blues che rimane la vera novità del cd. E se ne è uscita con canzoni come Play The Blues, che a dispetto del titolo non è un blues ma una delle sue tipiche soul-full ballad, dove recita "Baby when I sing the blues I take all my clothes off for you". E anche se forse questo non è ancora il capolavoro che attendiamo dai tempi di "Me, Myself, I", vederla così nuda, pura e cruda ci fa davvero un immenso piacere. (Nicola Gervasini)

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