domenica 14 settembre 2008

DAWN LANDES - Fireproof


22/10/2007
Rootshighway

VOTO: 7


Personaggio davvero curioso Dawn Landes, bionda ed eterea newyorkese, arrivata con questo Fireproof all'appuntamento del secondo album dopo Dawn's Music del 2005 (e all'ep Two Three Four del 2006). Lei infatti nella vita fa l'ingegnere del suono, ha lavorato in questa veste con Philip Glass, Joseph Arthur, Ryan Adams e tanti altri, e dopo anni passati negli studi di registrazione a testare i suoni degli strumenti, si è messa a produrre dischi che sicuramente fanno tesoro di tutte queste esperienze. Voce esile a metà tra Suzanne Vega (con cui è anche andata in tour) e Beth Orton, Fireproof è strutturato sul suono di una band molto folkie formata da Steve Curtis al banjo, Gary Maurer alle chitarre, Jonathan Flaugher al basso, Bob Hoffnar alla pedal steel e Ray Rizzo alla batteria, con l'aggiunta dei loop e delle mille diavolerie elettroniche di un altro ingegnere del suono (Adam Lasus) e soprattutto dai tantissimi strumenti suonati da Dawn, dai piano giocattolo (con cui si diletta nello strumentale Toy Piano) a campane, sintetizzatori e tanti altri. La ragazza ha imparato però a tenere a bada la sua fredda indole tecnica e si è lasciata andare nella scrittura di tante belle canzoni soffici e intimiste, con risultati importanti nelle sofferte Dig Me A Hole e Tired Of This Life, oppure nella bella ballata Twilight (di cui è visibile il suggestivo video in bianco e nero sul suo MySpace). Altrove si fa prendere ancora un po'la mano dalla ricerca di un suono o di una particolare atmosfera, e in episodi come I'm In Love With The Night (impreziosita da una bella armonica) o Private Little Hell, ancora dà l'impressione di dover focalizzare meglio i propri sforzi emotivi in uno stile ben definito. Lei d'altronde si pone in quello strano limbo tra la canzone folk tradizionale (la versione del traditional I Don't Need No Man rimane una delle cose più godibili del disco) e l'indie rock più visionario e sperimentale. Dualismo evidente anche dai numi tutelari da lei citati: da una parte Willie Nelson e Linda Ronstadt, dall'altra Beck e i mai dimenticati Neutral Milk Hotel. Per cui spazio all'amore per i suoni acustici di You Alone o alla ricerca della semplicità di Kids In A Play, ma anche al dark-country alla 16 Horsepower dell'iniziale Bodyguard o agli esperimenti di vari nastri sovrapposti di Picture Show. E spazio soprattutto, nella solita ghost track in coda all'ultima traccia, ad una bellissima versione solo chitarra e voce di I Won't Back Down di Tom Petty, quasi una dichiarazione di appartenenza ad un certo mondo della canzone americana. Ha girato in tour con altri fantasiosi cantautori contemporanei come Josh Ritter, Andrew Bird e recentemente con lo svedese Jose Gonzalez: come diceva il detto, dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei…(Nicola Gervasini)

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