domenica 14 settembre 2008

BEN LEE - Ripe

19/09/2007


Rootshighway


VOTO:5

Facciamo un breve riassunto delle puntate precedenti: l'australiano Ben Lee aveva circa quindici anni quando nel 1995 pubblicò il suo primo album (Grandpa Would), acclamato e sponsorizzato nientemeno che da artisti del calibro di Evan Dando, Thurston Moore e dai Bestie Boys. Folk-pop poteva essere la definizione giusta per la sua musica, rimasta in seguito a livelli sempre interessanti anche se mai eccelsi fino al 2005, quando il nostro si accasò alla New West e realizzò il maturo Awake Is The New Sleep, un disco che lasciava intuire un intrigante sviluppo ancora più autoriale della sua vicenda artistica. Ora però Ripe si rimangia tutto, elimina le leggere ballate acustiche del passato, fa sparire anche gli inserimenti elettronici, lasciandoci solo dodici semplicissime pop-song, leggere leggere, se non del tutto evanescenti. Non è questione di avere la puzza sotto il naso per chi tenta di conciliare il mondo del pop-rock di MTV con la stessa capacità di scrivere perfette 3-minute-songs da strada dimostrata dal Jesse Malin più recente, ma la sensazione è che con Ripe Ben Lee riesce a scontentare tutti. Da una parte queste canzoni hanno ancora troppe poche pretese per sfondare laddove gente come Nutini e Blunt regna sovrana, forse perchè prodotte in maniera ancora poco furba da John Alagìa, uno che ha prodotto Dave Matthews, Herbie Hancock, i Moe. e Liz Phair senza lasciare impronte particolarmente profonde. Dall'altra il suo pop è ormai diventato troppo impalpabile per poter tenere il confronto con le buone penne che transitano sulle nostre pagine, e per capire di quale tipo di leggerezza stiamo cianciando, potreste anche voi fare un esperimento: vi basteranno i primi 40-50 secondi di ogni brano per stendere la tracklist dei titoli con un margine di errore molto basso, visto che i ritornelli arrivano sempre molto presto e le canzoni sono battezzate spesso con singole parole come Home, Hungry, Ripe, Blush, Numb…. E anche i testi, incentrati per la maggior parte sui ricordi dell'adolescenza di un quasi trentenne con poca voglia di crescere, potrebbero tranquillamente solleticare le fantasie dei teen-ager, sicuramente interessati ad una pop-song che narra di ore passate davanti alla tv (American Television), a un omaggio ad un rapper alla moda (What Would Jaz-Z Do?), o alla imbarazzante lezione di educazione sessuale di Birds And Bees (cantata in coppia con Mandy Moore), per non parlare dell'indecente riflessione da diario liceale di Sex Without Love, brano di una bruttezza rara. Fortunatamente il talento di Lee affiora ancora in alcuni episodi gradevoli come Just Say Yes, ovvia ma efficace, o la già citata Blush, uno di quei brani che ti scopri a canticchiare quando sei sopra pensiero e la cosa non ti dispiace neanche tanto. A questo punto stiamo alla finestra: se il successo che cerca arriverà possiamo pure dire addio a Ben Lee e alla sua musica, altrimenti questo potrebbe essere semplicemente un arrivederci per un'occasione migliore. (Nicola Gervasini)

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