mercoledì 17 settembre 2008

TEDDY THOMPSON - A Piece Of What You Need


BUSCADERO - SETTEMBRE 2008


VOTO: 7



Potremmo intrattenervi a lungo con curiosità e note a latere su Teddy Thompson, evitando così di annoiarvi troppo cercando di raccontare in parole un disco che chiede solo di essere ascoltato senza troppi patemi d’animo. L’album in questione si chiama A Piece Of What You Need, come dire non proprio tutto, ma un piccolo pezzo di quel che ci serve durante il giorno per non sentirci vuoti e inutili. Qualcun’altro infatti ci fornisce grandi performances tecniche o pagine di sontuoso songwriting, a Teddy invece il compito di toglierci quella voglia di canzoni leggere e poppish che ci viene quando meno ce lo aspettiamo. Per cui bando alle ciance sul fatto che sia il figlio di…e di…, inutile pure ritrovare qui quanto gli ha insegnato negli anni papà o quanto ci ha fatto sentire lui stesso aiutando mamma a scrivere il suo Versatile Heart. Dopo l’interessante ma ancora incerto esordio del 2000, Teddy si era fermato e ci ha pensato un po’, ma ora in poco più di tre anni ha sparato improvvisamente tre cartucce che dimostrano come il ragazzo sia ormai convinto della strada da prendere, e la stia pure seguendo con la giusta determinazione. Una scelta di campo anche strategicamente intelligente, perché il suo stile, sospeso a metà tra mondo roots e lievità pop, va a posizionarsi in un area non inflazionatissima, dove Jack Johnson la fa da padrone in fatto di vendite e Josh Rouse sembra aver perso ormai la buona vena degli esordi. Questi undici brani scivolano nello stereo che è un piacere, il singolo In My Arms è effettivamente accattivante e non eccede troppo nel riversare litri di melassa (come magari succede con Don’t Know What I Was Thinking), mentre i suoni sono moderni e radio-friendly senza perdere anima. Teddy non perde mai di vista la varietà del disco, frappone sempre momenti più energici alle suadenti ballate pop, con risultati che vanno dal rock appena accennato di What’s This, ad un bel episodio bluesy come Cant’ Sing Straight, brano che va a colmare il vuoto lasciato dalla lunga assenza di Chris Isaak dalle nostre frequenze. Il suo vero difetto sembra però essere proprio la costanza, perché ancora troppo spesso incappa in momenti senza troppa storia come l’inziale The Things I Do o la faticosa Slippery Slope (Easier). Ma è quando lascia libero sfogo alla fantasia che raggiunge risultati importanti, come l’ispirata Jonathan Book’s, con il suo ritmo saltellante, o ancor più nel breve carnevale di suoni di One Of These Days, meno di tre minuti tra fiati scatenati, cori di ogni tipo, e momenti di ottimo rock and roll. E’ proprio per questi episodi, in cui Teddy sembra lasciarsi andare e perdere quel rigido aplomb sciorinato anche nella foto di copertina, che si ha l’idea di come forse con un produttore bravo a sciogliergli le briglie, i risultati potrebbero anche essere migliori. Non che il britannico Marius De Vries faccia particolari danni: lui è un tastierista con molta dance nel curriculum (Madonna, Kyle Minogue, Melanie C delle Spice Girls, era anche con gli U2 di Pop e nel disastroso Contact From The Underworld Of Red Boy di Robbie Robertson), un uomo che chiami quando si cercano suoni che diano un colpo al cerchio ed uno alla botte, in bilico tra la facile fruibilità radiofonica e un buon appeal per orecchie più allenate, e lo sa bene anche uno come David Gray, che lo ha utilizzato per programmare le basi elettroniche del fortunato White Ladder. E Piece Of What You Need si piazza proprio lì, sempre un po’ indeciso da che parte stare, se lasciarsi andare al ritmo pigro di una ballata swingata alla Lyle Lovett come Turning The Gun On Myself, o cedere di schianto agli eccessi estetizzanti dell’amico Rufus Wainwright (anche lui figlio di….e di…), sempre presente, sia fisicamente quanto nello spirito, in queste canzoni. A noi non resta che notare che la title-track che chiude il disco è proprio una bella prova di scrittura, e che forse se Teddy ascoltasse di più la propria ispirazione invece di sentire solo i consigli di chi gli sta attorno, potrebbe davvero fare quel salto di qualità che questo A Piece Of What You Need riesce appena a sfiorare.
Nicola Gervasini

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