28/03/2007
Rootshighway
VOTO: 5
Sarà anche vero che non si giudica un libro dalla copertina, ma dopo anni di attività da cultore di musica una persona è in grado di capire da alcuni particolari se un cd più o meno gli piacerà. Empty River, esordio da cantautore di Derek Lee Bronston, sembrerebbe avere tutte le carte in regola per un acquisto a scatola chiusa. Già è stuzzicante la sua storia, quella di un chitarrista jazz noto a New York per un particolare suono ottenuto con il fuzzbox, autore di due album strumentali a nome Derek Bronston Group (Longing del 1998 e Ebb del 2001), che ad un certo punto viene folgorato dalla musica di Guy Clark e decide di trasformarsi in cantautore. A farci venire ancor più l'acquolina in bocca la scelta di affrontare subito all'esordio un testo impegnativo come No Place To Fall, una delle più profondamente sofferte canzoni di Townes Van Zandt, pane per denti buoni e palati fini. Poi leggi che il 5 febbraio scorso l'etichetta Paved Earth Music ha organizzato un party di presentazione dell'album con Willie Nelson e Bill Frisell come padrini di cerimonia. A questo aggiungete che è praticamente un esordio, e nel nostro immaginario il primo album è sempre il più importante, anche se non necessariamente il migliore, perchè si usa dire che un artista ha un intera adolescenza per preparare il primo album e solo sei mesi per fare il secondo. Allora dov'è il problema? Il problema è che poi quando metti il cd nel lettore dalle casse esce un suono acustico, scarno, secco come l'immagine di copertina, senza nessuna rilevante particolarità, con un lavoro di chitarra assolutamente ordinario (ma come, e il chitarrista famoso in tutto il Greenwich Village dov'è?). Il problema è che senti una voce che vorrebbe essere roca e tagliente, ma che invece risulta essere forzata, piatta e monotona. Il problema è che arrivi fiducioso a No Place To Fall e ti ritrovi con una interpretazione totalmente inespressiva, con un tono più adatto a leggere la lista della spesa piuttosto che a cantare la deriva umana di Van Zandt. Il problema è che quest'uomo si presenta all'esordio con 9 canzoni, circa 29 minuti di musica, tirati a più di trenta con una seconda inutile versione di That's Alright, una palese imitazione dello Steve Earle più folkish…..ma come! e la tensione per l'esordio dov'è? davvero tutto qui il vissuto di un quasi trentenne? Certo, brani come Weighed Down e You Thrill Me dimostrano che lo scolaretto qualche lezione l'ha seguita bene, Woman Like You è un compitino di dylanologia svolto con rigore, ma è ancora troppo poco per poter partecipare al banchetto dei grandi outlaws. E visto che non esistono più gli esami a settembre, lo manderemo ai corsi di recupero. Il cd è ascoltabile direttamente dal suo sito, dove potrete anche scaricare il video di No Place To Fall: se ne consiglia un pre-ascolto prima dell'uso. (Nicola Gervasini)
lunedì 15 settembre 2008
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