domenica 14 settembre 2008

JOHN TRAIN - Mesopotamia Blues


21/11/2007

Rootshighway


VOTO: 6,5



Alla domanda su quale fosse stata l'urgenza di registrare un disco come Living With War, Neil Young l'anno scorso rispose che la necessità derivava dal fatto che nessun artista delle nuove generazioni stava facendo sentire la propria voce di dissenso verso la guerra e l'amministrazione di Bush Jr. Ad accettare la sfida sono stati un combo di Philadelphia, i John Train, un nome che non rappresenta una singola persona, ma che deriva dallo pseudonimo spesso usato da Phil Ochs per le sue collaborazioni. Mesopotamia Blues, il loro quarto album, è infatti un concept dedicato alla guerra che gli inglesi fecero all'inizio del 1900 nell'Irak (ai tempi ancora chiamato con il suo nome storico che significa "terra tra due fiumi"), con intenti di "liberazione e civilizzazione" (vi ricorda qualcosa?), una storia che il cantante e autore della band Jon Houlon ha letto dai libri di Rudyard Kipling, decisamente critici verso l'imperialismo britannico. Il risultato è un disco che condivide la stessa rabbia dello sforzo di Neil Young, ma stilisticamente molto più assimilabile a The Vietnam Experience di Country Joe McDonald, che negli anni '80 si decise a colpire Reagan raccontando una storia di vent'anni prima. Mesopotamia Blues è un mix di canzoni autografe di Houlon e una serie di cover scelte dal miglior cantautorato di genere: Draft Age è un brano di John Stewart, tratto dal suo disco d'esordio del 1968 Signals Through The Glass, la toccante Mama Bake A Pie è un brano di Tom T. Hall da un disco del 1971 intitolato 100 Children, Yo Ho Ho appartiene al Terry Allen di The Silent Majority del 1976, infine Already Gone è una splendida invettiva antireaganiana di Butch Hancock (a cui il disco è dedicato). Tutti pezzi da 24 carati, resi in maniera degna e rispettosa da Houlon, che dal canto suo si dimostra autore capace anche se tutto sommato ordinario, prevedibile nel seguire schemi tradizionali. Molti brani sono di fatto funzionali al progetto, come ad esempio Mulloy 2006, dove Houlon immagina la fine della storia raccontata da John Stewart in Draft Age (un giovane che si prepara a partire per la guerra) a 28 anni di distanza, oppure le storie di guerra di Equipement Failure, The Kind Merchant o Leachman's Ghost. Il brano finale Mesopotamia (1917) altro non è che l'invettiva di Kipling messa in musica dai John Train, mentre la dolce Look Her In The Eye affronta l'abbandono dell'amata del soldato in partenza. Menzione particolare per l'iniziale Bring Me The Head Of Alfredo Garcia, titolo rubato al capolavoro di Sam Peckinpah del 1974, ma storia che utilizza l'estrema violenza del plot originale per descrivere la brutalità della guerra, indubbiamente il brano autografo meglio riuscito della raccolta. Per il resto la bella slide guitar di Mike Brenner, chitarrista della band nonché produttore del progetto (e anche spesso membro aggiunto dei Marah più recenti), fa da padrona per tutto il cd, senza però raggiungere la maturità di un suono speciale e distinguibile. Consigliato agli appassionati del songwriting texano di marca.(Nicola Gervasini)

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