12/03/2008
Rootshighway
VOTO: 6,5
Devo confessarlo: l'immagine di Nick Cave che si reca tutti giorni in studio di registrazione, lavora esattamente 8 ore, e alla sera rincasa come un buon padre di famiglia, mi aveva inorridito nel profondo. Non era certo il primo artista che teorizzava un rigoroso stakanovismo creativo, Andy Warhol ne era un fanatico e Stephen King raccontava di posare la penna allo scoccare esatto dell'ottava ora di lavoro, indipendentemente da quale fosse l'ispirazione del momento. Ma il puerile bisogno di icone rock faceva a cazzotti con quell'immagine, e saperlo di nuovo colto da rabbia e fervore giovanile mi ha sollevato non poco. Eppure la prima cosa che colpisce di Dig!!! Lazarus Dig!!!, fin dal già sentito riff di chitarra che caratterizza la title-track, è che la ritrovata goliardia sfogata con i Grinderman si è risolta infine in suono più chitarristico sì, ma anche molto convenzionale. Insomma il santone australiano è sceso sulla terra, e ora i suoi dischi non sembrano più strani oggetti fuori dal comune (complice forse anche la perdita nei Bad Seeds della sregolatezza di Blixa Bargeld), ma canonici documenti del nostro tempo. E quello che Nick ha trovato, tornando nel mondo dei normali, non gli deve proprio essere piaciuto, visto che queste canzoni utilizzano ancora una volta riferimenti biblici ed evangelici assortiti per dichiarare il proprio disgusto. "I draghi vagano per i viali dello shopping, sento che finiranno per mangiarsi le nostre viscere" canta in The Night OF Lotus Eaters, secondo una poetica sempre efficace nelle immagini, ma ormai un po' ripetitiva nei temi. Da una parte il nuovo Cave vuole partecipare al gioco cercando a gran voce colpe e responsabilità (We Call Upon The Author), dall'altra, attraverso la constatazione che Lazzaro è una vittima e non un miracolato perché mai si era sognato di chiedere di poter tornare in questa valle di lacrime, reclama a gran voce il diritto di chiamarsi fuori. Il disagio dell'artista è dunque evidente, perché alla fine Dig!!! Lazarus Dig!!! suona come un irrisolto punto di svolta, dove Cave scrive ancora i suoi soliti monologhi prolissi e verbosi (Moonland, Jesus Of The Moon, Hold On To Yourself), non trovando però nel nuovo sound la stessa tensione di un tempo. Paradossalmente le vittorie arrivano laddove affiorano sonorità per lui davvero insolite, come nella scandalosa morbosità di una Today's Lesson da applausi, nei cori pop di Albert Goes West o in quella Midnight Man che sembra essere stata sputata fuori dalle sessions di Let Love In. Ma il Nick Cave che più apprezziamo si palesa solo negli ottimi otto minuti finali di More News From Nowhere, dove riappare pure la Deanna di Tender Prey intenta ad appendere alla porta tutti i vecchi orrori vissuti nel passato, una sorta di rito liberatorio di un cinquantenne in pieno "amarcord". Alla fine quindi, con rinnovato orrore, devo ammetterlo: a parte il dimenticabile Nocturama, il Nick Cave inquadrato e riflessivo sentito da Boatman's Call in poi aveva saputo fare di meglio.(Nicola Gervasini)
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