domenica 14 settembre 2008

VARI - Rogue's Gallery - Pirate Ballads, Sea Songs, and Chanteys


12/12/2006
Rootshighway

VOTO: 6


Accade di trovarsi davanti ad opere che hanno un doppio valore, uno storico e, potremmo dire, "filologico", l'altro puramente estetico. Rogue's Gallery, album interamente dedicato alle canzoni della pirateria, è un'operazione che necessita entrambe le chiavi di lettura, la prima più oggettiva, la seconda per forza di cose più legata alla soggettività (con buona pace della cultura greca classica che vedeva l'estetica come un valore oggettivo…). Approfittando dell'imponente operazione marketing seguita alla distribuzione dei film I Pirati dei Carabi con Johnny Depp, il produttore Hal Willner ha assemblato una raccolta di 75 canzoni da marinai che rappresentano un corpus completo ed esauriente del genere. Willner per queste operazioni è una specie di garanzia: a lui dobbiamo alcuni dei tribute-album più intelligenti e meno inutili della storia, come Lost in the Stars: The Music of Kurt Weill (1986) per ricordare il più noto. In questo caso il suo più grande merito è quello di aver raccolto in un unica opera una serie di canzoni che afferiscono ad una tradizione finora poco rivisitata dal mondo del rock (folk inglese escluso), e per questo ci porta in casa materiale che in gran parte manca nelle nostre personali discografie. Se sotto l'aspetto "enciclopedico" l'opera sarebbe quindi da quattro stellette, altra storia purtroppo è la sua fruibilità, in quanto il gran numero di canzoni (molto spesso prolisse) e l'errore di aver fatto registrare agli artisti coinvolti più di un brano fa sì che l'ascolto risulti a volte faticoso. Sarebbe stato meglio forse programmare un volume 2 coinvolgendo nuovi nomi, ma questo non toglie valore a quanto prodotto. La mitologia dei bucanieri, che conosciamo fin dai libri di Stevenson, è tutta britannica, come inglesi erano i pirati più famosi come Edward Teach detto il "Barbanera", Henry Avery, Francis Drake o Henry Morgan, e questo spiega la massiccia presenza di artisti legati al Brit-folk (da Richard Thompson fino ai vari membri della famiglia Carthy), tutti a proprio agio tra queste ballate e gighe ubriache. Tra gli altri artisti, quelli più vicini al feeling del nostro sito (Lucinda Williams, Loudon Wainwright III e figlio, Stan Ridgway, Joseph Arthur,…) si comportano tutti più o meno discretamente, anche se qualcuno, come il vecchio Lou Reed, svolge il compitino senza troppo impegno. E se Nick Cave ne esce benissimo perché naturalmente a suo agio con l'argomento, figura ancora migliore la fanno le "star" dell'occasione come Bono, Sting e soprattutto Bryan Ferry, tutti pienamente promossi per non aver perso l'occasione di ricordarci cosa saprebbero ancora fare. Complimenti allo sforzo, alle canzoni e ad alcune performances. Un po' meno al senso della misura. (Nicola Gervasini)

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